"Monza, sudore e gloria"
Sai... ci sono gare che ti restano dentro. Non per la vittoria, quella è solo il punto all'arrivo, ma per tutto quello che succede prima. Monza... Monza non è una passeggiata. È veloce, sì. Ma crudele. Perché basta un niente, un millimetro sbagliato, una frenata fuori tempo, e sei fuori. Fuori dai giochi, fuori dai sogni.
(Luce fioca, seduto su una sedia da corsa, casco in mano, la tuta ancora sudata. Lo sguardo è rivolto al pubblico, come a voler raccontare qualcosa che solo chi ha corso può capire.)
La gara di ieri sera? Una battaglia. Di quelle che ti tolgono il respiro… e, in certi casi, anche la dignità. Già, perché ho fatto i bisogni in macchina. Sì, lo ammetto. Non c’era tempo per fermarsi: c'era un uomo da raggiungere. Luca. Con le sue gomme fresche e la sua solita presunzione da primo della classe. Ma la vita non è una linea retta.
E neanche una gara. È un’attesa...di quel momento in cui tutto cambia. Sono partito calmo. Dietro. Paziente. Guardavo il duo Giuseppe ed Emanuele giocare a fare i leader, mentre Luca si lanciava davanti come se avesse il podio già in tasca. Io? Risparmiavo benzina, risparmiavo gomme, risparmiavo anche me stesso. Ma poi… Poi ho sentito il passo di Biondi diventare irregolare. Come un cuore che inizia a tremare.
E allora zac!
Prima Emanuele. Poi Giuseppe. Ho affondato il colpo. Senza pietà, senza esitazioni. E lì...Lì è cominciato il mio inseguimento. Luca era davanti. Io dietro. Come un’ombra. Ogni giro, un secondo guadagnato. Ogni curva, un colpo di scalpello sul marmo della sua fiducia. E ho fatto il giro più veloce. Il giro più veloce! Ma proprio quando il destino sembrava scrivere il finale perfetto, ho commesso due errori.
Due infrazioni sanguinose. Una penalità. Un secondo. Un dannato secondo. Poi… l’ultima chicane. Sorpasso. Fuoco. Primo. Cuore a mille. E invece…Penalità applicata. Dietro di nuovo. Ma il destino non aveva ancora finito. Luca rallenta. Io arrivo. Taglio il traguardo davanti. Vittoria. Assurda. Meritata.
Due gare. Due vittorie. E adesso che sono qui, seduto, con la macchina ancora calda là fuori, penso solo a una cosa. Grazie. Al mio team. A chi ha creduto in me. Ma soprattutto…a lui. Il mio segretario personale. Che mi è stato vicino anche quando tutto sembrava inutile. Lui lo sapeva. Che non basta stare davanti per tutta la gara. Conta chi taglia il traguardo. Conta chi resiste. E io… io ho resistito.
(Pausa. Si alza, sorride amaro, prende il casco e guarda in alto.)
Ci vediamo in pista.

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